12 gennaio 2019
Innanzitutto la legge Finanziaria, rispetto alla quale il sindaco Beppe Sala ha subito lanciato un allarme: «Nel maxiemendamento votato al Senato tra i maggiori finanziatori delle misure ci sono proprio i Comuni italiani. Ci portano via risorse nostre dal contributo Imu Tasi, ci obbligano a un forte innalzamento degli accantonamenti al fondo crediti e azzerano i trasferimenti previsti dal DL. 66/2014. […] Milano, per il solo 2019, riceverà 65 milioni in meno rispetto al previsto e avrà un ulteriore aggravio sui suoi conti fra 30 e 60 milioni per l’innalzamento del fondo crediti. Nel frattempo continuerà a trasferire agli altri Comuni italiani più di 100 milioni di euro all’anno per una regola che impone che i Comuni più “ricchi” finanzino quelli più “poveri”. Il senso di irresponsabilità di questo Governo, che non disegna un percorso di sviluppo per il Paese, ma solo demagogici interventi, è evidente».
Sebbene Salvini l’avesse accusato di non conoscere le cifre esatte di tale legge, di fatto il Ministro non ha mai pubblicato numeri diversi in grado di fugare le preoccupazioni del Comune di Milano e di tutti gli altri amministratori locali, che sono poi quelli più vicini ai bisogni dei cittadini, coloro che hanno la responsabilità di dare risposte concrete ai bisogni della gente, esponendosi in prima persona e pagando con la credibilità delle politiche messe o non messe in atto la fiducia nelle istituzioni.
Da parte sua, l’assessore al bilancio del Comune di Milano ha già fatto sapere che non intende aumentare la pressione fiscale né togliere agevolazioni a chi ne ha diritto, dunque la prima inevitabile conseguenza sarà una significativa riduzione delle risorse economiche distribuite ai nove municipi cittadini e una riduzione dei servizi erogati.
Un altro capitolo delicato con conseguenze immediatamente visibili a livello locale riguarda il decreto Sicurezza, di fronte al quale molti sindaci hanno alzato la voce, tra cui anche il nostro Sindaco: «Ministro Salvini, ci ascolti e riveda il decreto sicurezza, così non va! Da settimane noi Sindaci avevamo richiesto, anche attraverso l’Anci, di ascoltar la nostra opinione su alcuni punti critici, per esempio ampliando i casi speciali e garantendo la stessa tutela della protezione internazionale ai nuclei familiari vulnerabili, anche attraverso lo Sprar, oggi escluso dal decreto sicurezza per i richiedenti asilo. Occorre inoltre valutare l’impatto sociale ed economico del decreto per le nostre città, già in difficoltà a causa di una legge di bilancio che ci ha tolto risorse nella parte corrente: più persone saranno per strada senza vitto e alloggio, più saranno i casi di cui noi Sindaci dovremo prenderci cura. Ministro, ci ripensi».
Anche per sollecitare questo “ripensamento” il Partito Democratico ha organizzato a Milano in piazza della Scala la manifestazione “Uniti per un’Italia e un’Europa aperte, democratiche e solidali” e una mobilitazione in oltre 2000 piazze e strade d’Italia per spiegare ai cittadini le ragioni del dissenso alle scelte di un Governo che colpisce cittadini, famiglie, volontariato, imprese, perché l’opposizione va fatta in Parlamento, ma anche e soprattutto portando nella società il dibattito politico, ascoltando e parlando coi cittadini, spiegando e confrontandosi sulle diverse scelte e proposte, lavorando sulla comunicazione e costruendo una nuova visione che responsabilizzi tutti.
Ciò è tanto più significativo e acquista valore alla vigilia di un imminente congresso che designerà il nuovo segretario del partito: oggi è quanto mai importante parlare di contenuti e di prospettive, invece che parlarsi addosso e rinfacciarsi a vicenda gli errori passati.