19 luglio 2018
Con 36 voti favorevoli e due astenuti (Movimento 5 Stelle), abbiamo approvato in Consiglio comunale la delibera di presentazione della candidatura di Milano a ospitare i Giochi olimpici e paralimpici invernali del 2026: un voto per la nostra città, affinché possa rappresentare l’Italia nel mondo.
Il dibattito, prima in Commissione e poi in Consiglio comunale, è stato ampio e costruttivo e ci ha portato a valutare molto positivamente l’opportunità di ospitare i Giochi olimpici e paralimpici anche in vista del processo di trasformazione positiva di Milano e del territorio lombardo grazie allo sviluppo delle attività sportive a tutti i livelli, attraverso la realizzazione di nuovi impianti sportivi o il recupero e l’ammodernamento di infrastrutture esistenti; grazie allo sviluppo e alla creazione di un nuovo campus universitario al servizio delle sette università milanesi a seguito della riconversione del villaggio olimpico cittadino; con l’elaborazione di un programma di sostenibilità che includerà tutti gli 88 quartieri della città, in coerenza con il nuovo progetto di PGT 2030 e la riqualificazione energetica dei palazzetti già esistenti. È importante anche sottolineare che non ci saranno oneri per opere e infrastrutture a carico dell’Amministrazione, poiché tutti i costi saranno coperti dal Coni o da sponsor che la città sarà in grado di attrarre.
Ora si attende la decisione del CONI che entro i primi di agosto dovrà decidere quale città italiana candidare. Il Consiglio comunale ha espresso la volontà di promuovere e sostenere la candidatura di Milano anche nel caso in cui il CONI concludesse sull’opportunità per l’Italia di essere rappresentata attraverso una candidatura condivisa con altre realtà territoriali (Torino e Cortina d’Ampezzo), con Milano quale capofila. Come ha dichiarato il Sindaco in sede di dibattito, auspichiamo che «Milano veda riconosciuto il suo valore e osi percorrere quelle vie che portano lustro alla città e lavoro per i suoi cittadini. Che il CONI faccia la sua parte, ma che non si decida in base a meri presupposti politici».