11 dicembre 2017
Dopo essermi confrontata personalmente con la Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle Periferie ai suoi esordi, un anno fa circa, ed esser stata io stessa convocata per un’audizione in Prefettura al cospetto della Commissione Parlamentare nel corso della sua terza tappa a Milano e Città Metropolitana, ho voluto offrire a tutta la Commissione Periferie del Comune di Milano un’occasione di incontro e confronto con le parlamentari lombarde che stanno seguendo il lavoro, le onorevoli Daniela Gasparini e Simona Malpezzi.
E così abbiamo dedicato una intesa seduta all’ascolto del percorso effettuato dalla Commissione Parlamentare, voluta dal Governo per rilevare le condizioni di sicurezza e lo stato di degrado delle città e delle loro periferie. Il lavoro dura da oltre un anno e ha messo a fuoco le fragilità sociali e urbane di diverse metropoli italiane, tra cui Milano e la Città Metropolitana. Interessante è il riferimento ai dati Istat che sono in grado di dare una fotografa precisa e sempre in evoluzione della realtà e dei bisogni specifici.
I temi su cui si è lavorato sono la rigenerazione urbana, la scuola e l’educazione, la sicurezza, la casa, l’agenda urbana e i finanziamenti pubblici italiani e europei per le periferie.
Fa ben sperare il fatto che tutti i partiti di governo (tranne le Lega!) hanno condiviso il lavoro e le sue prospettive e sono solidali circa le proposte da portare avanti col prossimo governo nazionale.
Tra le proposte avanzate nel dossier Milano – che verrà presentato il 19 dicembre prossimo a Roma – particolarmente complesso è il tema casa. L’onorevole Gasparini ci anticipa la proposta di istituire un gestore unico per le case popolari del Comune e della Regione: «In Italia abbiamo venti modelli differenti per la gestione delle case popolari da quando, nel 1998, una legge ha affidato alle Regioni questa competenza. Solo Emilia Romagna e Toscana l’hanno affidata ai Comuni». In Lombardia la cosa è ancora più complicata, perché in parte la Regione gestisce direttamente le case popolari con Aler e in parte invece le ha affidate al Comune che le gestisce con MM. Da qui la proposta di sperimentare un modello unico basato sull’istituzione di un ente che vede contemporaneamente coinvolti Regione, Comune, cooperative e fondazioni che mettono a disposizione strutture a canone agevolato «così da accompagnare chi non ha diritto alla casa popolare, ma non può permettersi alloggi sul libero mercato, verso il canone calmierato». Inoltre servirebbe un piano casa nazionale, considerato che dal 1998 non ci sono più investimenti sulle case popolari. In questo settore, altro tema scottante sono le occupazioni abusive: «Riteniamo che il comitato metropolitano voluto dal ministro dell’Interno Minniti dovrebbe definire le regole sulle occupazioni abusive, per evitare che si consolidino».