24 novembre 2017
Happy Popping
Registro di Happy Popping, ovvero i luoghi “family friendly” in città, che mettono a disposizione uno spazio accogliente, riservato e protetto dove le mamme possono allattare e cambiare il pannolino. I locali saranno riconoscibili attraverso una vetrofania e sarà sempre possibile, in ogni momento dell’anno, iscriversi per segnalare la propria adesione.
MAAM
Ho già avuto modo di annunciare l’adesione del Comune di Milano al progetto MAAM; in settimana abbiamo avuto ospite in una commissione congiunta Politiche familiari e Politiche per il lavoro, la dott.ssa Riccarda Zezza. L’intuizione del progetto parte dalla riflessione che, in un’epoca di rapidi cambiamenti tecnologici che agiscono sempre più a livello globale, il fattore umano è un valore in sé e per sé. E cosa c’è di più umano che vivere una relazione affettiva e educativa col proprio figlio? Purtroppo però, nella società odierna, quando parliamo di “conflitto” tra la dimensione familiare/affettiva e quella lavorativa/aziendale, scartiamo proprio ciò che serve di più, cioè le competenze allenate quotidianamente come genitori.
Dopo aver studiato le neuroscienze e le scienze comportamentali, aver fatto ricerche empiriche, avviato focus group, interviste e sondaggi in tutta Italia, viene formulata l’ipotesi che la maternità – o meglio la genitorialità in generale perché, se il padre è coinvolto nell’educazione dei figli, vale esattamente lo stesso discorso – possa essere considerata un vero e proprio master che può aiutare a sviluppare doti di leadership anche nel mondo del lavoro.
Ci sono 10 competenze essenziali richieste in tutti gli ambiti di lavoro:
- risolvere problemi complessi
- pensiero critico
- creatività
- gestione delle persone
- coordinamento con altri
- intelligenza emotiva
- capacità di giudizio e di decisione
- orientamento al servizio
- negoziazione
- flessibilità emotiva
E sono le più difficili da formare perché riguardano i comportamenti, non le conoscenze. Tuttavia a ben vedere, queste capacità sono fornite dalla vita stessa e concretizzate nella quotidianità di tutti i giorni! Nell’esperienza genitoriale – e in generale in chi svolge attività di cura – si ha un accumulo dei ruoli e l’allenamento su più palestre dove attivare le energie e farle crescere. Certo, le competenze non si sviluppano spontaneamente, bisogna innanzitutto essere consapevoli di avere un potenziale e valorizzarlo. È quello che si chiama transilienza, ovvero la capacità naturale di passare da un ambito all’altro della vita, dalla dimensione personale a quella aziendale e trasfondere le competenze ed energie accresciute dall’una all’altra, dalla famiglia al lavoro. Allora vita e lavoro saranno in sinergia, non più in conflitto.
Nel 2017 il master ha coinvolto anche molti papà e ha dato ottimi risultati: l’esperienza della paternità migliora l’intelligenza emotiva, così ha attivato per esempio una maggiore capacità di organizzazione, concentrazione, soluzione dei problemi.
Il Comune di Milano è il primo comune italiano ad accogliere il progetto e vede coinvolte donne e anche qualche papà che rientrano al lavoro consapevoli del proprio ruolo e delle capacità da poter mettere in gioco: le persone motivate sono quelle che colgono il senso di quello che fanno e che riescono a capire la reciprocità, l’interdipendenza positiva tra i vari ruoli che ricoprono, nel mondo personale e in quello professionale. Infatti le due dimensioni esperienziali non restano separate, ma vi è un continuo “dialogo” tra la soggettività e la collettività.
L’adesione al progetto è su base volontaria e per ora coinvolge solo le neomamme o le dipendenti comunali in stato di gravidanza. Il dipendente è informato dall’azienda dell’esistenza di questo percorso e dell’opportunità di aderirvi. Si accede al corso attraverso una piattaforma dove si affrontano in successione sessioni diverse di circa 10-15 minuti (il tempo che si stima una neomamma possa dedicarvi). Si può accedere al programma per due anni.
Finalmente la donna non dovrà più vivere l’esperienza della maternità come un ostacolo alla carriera, una mancanza di lavoro, una fase di isolamento, bensì come un’opportunità per sviluppare competenze importantissime da rimettere in gioco in ambito professionale.
D’altra parte anche per il datore di lavoro la maternità non sarà più solo un costo, ma un’occasione per partecipare a un importante salto culturale e sociale: la valorizzazione del talento femminile.