23 novembre 2017
Dopo l’introduzione al tema dell’accoglienza di minori stranieri non accompagnati, si è voluto entrare nel dettaglio della proposta avanzata con la Legge 47 approvata dal Parlamento nell’aprile scorso, dedicando una commissione congiunta Politiche Familiari e Politiche Sociali ad approfondire i vari aspetti del bando regionale che istituisce il registro dei tutor volontari.
Il focus della discussione è tutelare i diritti dei minori e valorizzare le risorse a disposizione, in primis quella di adulti sensibili a un discorso di “genitorialità sociale”: adulti, famiglie o l’associazioni. Nella sola città di Milano, ad oggi, sono già 350 le proposte di iscrizione come tutor volontario, per 150 di loro entro fine anno partirà un corso di formazione e 75 di queste persone già svolgono funzioni di tutore. Questa disponibilità dice della grande sensibilità da parte di figure adulte a interagire in modo costruttivo e accogliente con i minori, che sono sempre di più e sempre più giovani. Recenti studi stimano infatti che il 13% degli immigrati in arrivo è minorenne, il 7,2% di loro ha meno di 14 anni e, sebbene il numero dei maschi sia prevalente (95%), sono spaventosamente in crescita le ragazze.
Alla presenza della dott.ssa Anna Maria Caruso, Garante per i Diritti dell’infanzia e dell’Adolescenza del Comune di Milano, sono state esposte le modalità dell’adesione al registro regionale dei tutor volontari ed è stato specificato il percorso che ne seguirà. Innanzitutto si tratta di un bando sempre aperto, dunque l’adesione al progetto può avvenire in qualsiasi momento ed è a titolo gratuito, anche se si prevede di introdurre un rimborso spese e la possibilità di richiedere permessi di lavoro per svolgere alcune mansioni specifiche.
Chi si segnalerà al registro dovrà poi prendere parte a un corso di formazione suddiviso in tre moduli: il primo modulo fornirà elementi circa il sistema di immigrazione e gli aspetti legislativi e istituzionali inerenti il percorso; il secondo indicherà i compiti specifici richiesti alla figura del tutor; il terzo sarà dedicato all’acquisizione di strategie di relazione atte a interagire nel modo migliore col minore assegnato. Al termine del corso è previsto un colloquio e la successiva assegnazione. Una volta avviato il cammino, sono previsti gruppi di auto mutuo aiuto per accompagnare il percorso di tutoraggio.
A questo punto il Comune segue il programma educativo e il Tribunale dei Minori verifica il progetto, che potrebbe anche eventualmente sfociare, se ce ne fosse la volontà e l’opportunità, nell’affido familiare.
Il dibattito ha preso poi un indirizzo di tipo politico, quando è stata sollevata l’obiezione da parte dei consiglieri di opposizione che questa politica incentiverebbe l’arrivo dei minori che sanno di poter contrare su un aiuto e un accudimento certo nel nostro Paese. Nulla di più sbagliato a mio avviso, poiché la legge fa fronte a un’emergenza che già oggi è drammaticamente seria. Ce ne si rende conto anche solo guardando i numeri dei giovani minori di cui a un certo punto si perde traccia. Senza contare il fatto che lo scorso 16 novembre all’Europarlamento si è votato per l’obbligo di ripartizione dei migranti tra tutti gli Stati europei e che in quell’occasione La Lega si è astenuta e il Movimento 5 Stelle ha votato contro, negando dunque la possibilità di rivedere una delle norme più criticate del dibattito politico degli ultimi tempi, norme votate dall’allora Governo Berlusconi e firmate dall’allora ministro degli Esteri Maroni.