20 novembre 2017
Come è noto, a Milano l’edilizia residenziale pubblica (ERP), cioè le case popolari, sono gestite per la maggior parte da Aler (che fa capo a Regione Lombardia) e in parte da Metropolitane Milanesi (che fa capo al Comune di Milano): la Regione gestisce 40mila alloggi e il Comune 28mila.
Per ottenere una casa popolare bisogna avere requisiti specifici e seguire un iter particolare, a seguito del quale viene affidato l’alloggio o “a canone sociale”, destinato a chi si trova in difficoltà economica o “a canone moderato”, per le famiglie che vivono in condizioni socio-economiche al di sopra della fascia del canone sociale, ma comunque non sufficienti per poter sostenere un canone a valori di mercato.
Si tratta di un servizio preziosissimo per la città, ma purtroppo spesso constato che le case popolari sono terra di nessuno e covo di problemi intricati che crescono di giorno in giorno mentre l’Amministrazione guarda impotente… Da parte sua, il Comune ha avviato un efficace piano di recupero edilizio (cfr. il progetto Zero case vuote) che sta pian piano dando i risultati sperati. Ma con la collega Simonetta D’Amico, Presidente della Commissione Casa, abbiamo deciso di aprire anche un tavolo di confronto con Aler perché i cittadini che abitano nelle case gestite dalla Regione non sono di serie B e il Comune deve farsi tramite per dare delle risposte alle migliaia di inquilini che abitano nelle case di edilizia residenziale pubblica. Abbiamo avuto così l’occasione di presentare e discutere il nuovo piano di riassetto territoriale di Aler, alla presenza del Presidente Angelo Sala, del Direttore Generale Elio Borsani e della vice direttrice Cristina Cocciolo.
Le funzioni di Aler, prima centralizzate, dal 15 settembre scorso sono trasferite alle Unità Operative Gestionali (UOG) coerentemente con le previsioni e puntano a ridurre i tempi, i costi e gli interventi sul territorio in merito alla gestione del patrimonio di edilizia residenziale e agli immobili commerciali, in amministrazione condominiale e autogestione.
Nel corso della commissione sono emersi alcuni grossi nodi irrisolti, quali via Bolla, via Civitali, via Gola, San Siro, accanto al problema della morosità prevalentemente incolpevole, delle occupazioni, della sicurezza nei quartieri, dei bisogni sociali.
Questo conferma l’urgenza di lavorare in modo congiunto sul tema delle periferie, sia tra le istituzioni comunali che regionali, e di chiamare al confronto i diversi attori politici competenti, perché insieme si portino avanti le priorità per ricucire la città. Il progetto periferie va esattamente in questa linea e deve riuscire a coinvolgere contemporaneamente tutti gli assessorati per riuscire a riscattare i luoghi più bui della città contemporaneamente su tutti i fronti.
Il Comune di Milano ha già dimostrato la volontà di collaborare in modo costruttivo con la Regione su grandi interventi, come il progetto di riqualificazione di Giambellino-Lorenteggio, perciò ci auguriamo che l’impegno continui.