21 settembre 2017
Sono stata invitata a una tavola rotonda sul futuro di Città studi organizzata nell’ambito della “Festa delle Genti” della parrocchia Santo Spirito che, in occasione dell’inizio del nuovo anno pastorale, si confronta abitualmente con un tema di attualità.
È bello che una comunità si interroghi sul futuro del quartiere perché dimostra di avere a cuore le vicende che toccano il mondo che la circonda. E il futuro di Città studi ha fatto sorgere nell’ultimo anno molte preoccupazioni e incognite sul suo futuro da parte di chi lo abita.
Allora partiamo dall’inizio: il punto di partenza è l’assunzione da parte del Comune di due decisioni indipendenti dal Comune stesso. Il primo è il progetto di Regione Lombardia di spostare l’Istituto dei tumori e il Besta in quella che sarà la “Città della Salute e della Ricerca” di Sesto, progetto bloccato da una sentenza del febbraio 2017 che mette in discussione la corretta valutazione delle offerte. Il secondo è la scelta dell’Università Statale di spostare le facoltà scientifiche nell’area ex Expo, in particolare fisica, biologia, chimica, biotecnologie, informatica, geologia e medicina sperimentale.
Detto questo, compito dell’Amministrazione è quello di governare il cambiamento, cercando un “come” responsabile: il Comune sta infatti lavorando insieme a Regione Lombardia, al Demanio e ai rettori di Politecnico, Statale e Bicocca per mantenere la funzione universitaria del quartiere e far sì che in Città studi diventi il polo delle tre università pubbliche della città.
Questo è il modo vero di “salvare Città studi”: non seminare paura sul futuro per far notizia, ma fare progetti concreti, trasformando questo cambiamento in un’opportunità per la città, non in una penalizzazione.
Del resto, anche l’Accordo di Programma relativo agli scali ferroviari, votato dal Consiglio Comunale lo scorso luglio, va in questa direzione: l’Accordo delinea le vocazioni funzionali per i singoli scali previsti nella mozione di iniziativa consiliare e indicate dai Municipi e definisce per Lambrate una vocazione legata ad attività di natura culturale, con attività connesse al mondo universitario e housing destinato a residenze universitarie. Anche questo ci fa dire che, se i 70.187 m² di terreno dello scalo ferroviario di Lambrate vanno in questa direzione, il quartiere manterrà uno strettissimo legame col mondo universitario.
Tuttavia, in un contesto parrocchiale, il mio intervento acquista una prospettiva diversa da quella che ho quando mi confronto con i colleghi nelle sale del Consiglio comunale, perché la parrocchia è una comunità che si interessa del mondo ed è pronta a collaborare per il bene di tutti e per una luminosa testimonianza della sua speranza; il termine “missione” è nel suo DNA. Quindi anche la domanda “Dove va Città studi?” ci proietta immediatamente sull’orizzonte del senso della vita dell’uomo, del suo camminare sulle strade della vita, del suo cercare una meta.
Di conseguenza, di fronte al fatto che nel futuro di Città studi passeranno molti giovani, molte generazioni, non possiamo non chiederci come è il nostro sguardo sul quartiere e su questi giovani: i giovani studenti sono una risorsa che coincide con interessi legati all’affitto, alle attività economiche e commerciali del quartiere… o riesco a vederli come una risorsa per il futuro del nostro Paese che può rigenerare anche noi? Qual è il nostro rapporto con i giovani che a migliaia ogni giorno attraversano le nostre strade: come ci relazioniamo con coloro che vengono ad abitare vicino a casa nostra: li salutiamo, li conosciamo, ci parliamo? Quale disponibilità abbiamo da offrire come adulti a questi giovani che la Provvidenza ha fatto incrociare con le nostre vite: quali spazi possiamo dedicare loro, anche in parrocchia (un’aula per lo studio, ambienti per giocare e intrattenersi, una messa a cui li invitiamo); come il gruppo giovani li può avvicinare?
«I giovani hanno bisogno di questo servizio: di adulti maturi nella fede che li accompagnino nel loro cammino, aiutandoli a trovare la strada che conduce a Cristo. Ben più che nella promozione di una serie di attività per i giovani, questa pastorale consiste nel camminare con loro, accompagnandoli personalmente nei contesti complessi e a volte difficili in cui sono immersi. La pastorale giovanile è chiamata a cogliere gli interrogativi dei giovani di oggi e, a partire da essi, ad iniziare un vero e onesto dialogo per portare Cristo nella loro vita. E un vero dialogo in questo senso lo può fare chi vive una relazione personale con il Signore Gesù, che trabocca nella relazione con i fratelli», diceva papa Francesco nel Messaggio al IV Convegno Europeo di Pastorale Giovanile (dicembre 2014).
Come cittadina di Milano e di Città studi, come mamma, come insegnante sono orgogliosa che la nostra università abbia l’ambizione di dotarsi di nuove strutture e di nuovi spazi per poter accogliere funzionalità scientifiche più moderne e ospitare ricerche più all’avanguardia: è un obiettivo che ci deve inorgoglire, non spaventare.
“Dove va Città studi?” ha una sola risposta: Città Studi resterà un luogo dedicato all’università, ai giovani, alla ricerca, allo studio (nuove biblioteche, con nuova estensione della Sormani tra i progetti), magari trasformandosi dal territorio chiuso qual è ora, non integrato nel quartiere, anzi piuttosto isolato, in una nuova energia capace di tenere insieme lo studio scientifico e l’economia solidale rispettosa della città che le ruota attorno e che finora è stata a guardare.
L’incognita sul futuro del quartiere ha unito tutti e questo è un buon punto di partenza: che cittadini, commercianti, studenti, lavoratori, istituzioni che si sono confronti in modo serrato in questi mesi, non perdano l’obiettivo per rilanciare una nuova vera integrazione tra la città e le occasioni di studio che offre! Che questo lavoro sia costruttivo, non distruttivo.