La situazione del cosiddetto boschetto della droga a Rogoredo è oggetto di attenzione di questa Amministrazione da tempo.
Gli interventi di ripulitura e riqualificazione dell’area sono in corso e grande attenzione è stata posta anche a seguito delle richieste dei cittadini a questo aspetto: grazie all’intervento dell’assessore alla sicurezza, Carmela Rozza, e alla Prefettura nel febbraio di quest’anno ci sono stati controlli per contrastare lo spaccio di droga che hanno visto l’impegno di centinaia di militari dell’Arma, con il supporto di agenti della polizia locale e dell’Amsa.
Oggi però vorrei portare all’attenzione dell’aula la necessità di strutturare un piano di intervento sociale sulle persone che gravitano in questa area come fruitori delle sostanze stupefacenti.
Giovani di 20 anni che chiedono 20 centesimi per arrivare ai 4 o 5 euro necessari per comprare oggi la dose di eroina, persone sotto sballo che deambulano per il tunnel della stazione… È un allarme che riguarda da vicino moltissimi minorenni, come riportato anche stamattina sulle pagine del quotidiano “La Stampa”.
Dunque l’intervento sulla sicurezza non è più sufficiente: ci vuole un’attenzione sul problema sociale, che riguarda non solo i giovani coinvolti, ma tutto il territorio e le famiglie di quel territorio. Una presenza degli operatori oltre che delle forze dell’ordine che hanno il compito di intervenire solo in presenza di reato, sarebbe infatti utilissima.
Questo appello dovrebbe coinvolgere anche ATM e RFI – Ferrovie dello Stato.
È noto come di notte siano stati chiusi gli ascensori della stazione per proibire di usarli come rifugio per dormire, ma che ugualmente le persone in dipendenza da droga sostino a dormire davanti agli ascensori. Prelevino acqua dalle bocchette, rovistino nei cestini della spazzatura, facciano defecare i propri cani – alle volte molto aggressivi – nell’area della stazione.
È stata scattata stamattina alle 4.40 a Rogoredo questa foto che ritrae un giovane che dorme all’interno della stazione della metropolitana.
Ad oggi, inoltre, proprio a seguito del giusto intervento sul cosiddetto boschetto, i cittadini ci segnalano che parte dello spaccio si sta già spostando in via Medici del Vascello.
Intervenire in questo ambito costituirebbe un ulteriore deterrente rispetto al degrado che gli utenti che fruiscono dei servizi ferroviari e metropolitani sono costretti a vivere ogni giorno.
Attualmente ci sono solo sporadiche presenze di operatori sociali specializzati nel sostegno alle persone che presentano dipendenza da droga.
In questo territorio intervengono infatti operatori dell’unica Unità Mobile di Strada per le tossicodipendenze all’interno del territorio del Comune di Milano che si recano a Rogoredo diversi giorni a settimana – a volte due, a volte quattro – e garantiscono il servizio di presidio territoriale per la riduzione del danno: distribuiscono siringhe e pezzi di stagnola per i fumatori di eroina, ma soprattutto innescano una relazione umana con i giovani utenti rispondendo alle domande e ai dubbi delle tante persone che si trovano a passare di lì per comprare o consumare droga. È un rapporto a legame debole, che si regge spesso su brevi conversazioni, ma che permettono agli operatori di instaurare il giusto livello di fiducia.
Quello che chiediamo è che l’amministrazione comunale si faccia capofila di una serie di realtà istituzionali e del terzo settore che siano quotidianamente presenti nell’area immediatamente fuori dalla stazione di Rogoredo, su entrambi gli ingressi – via Cassinis e il nuovo piazzale Redaelli – e che, nell’ottica della Città metropolitana, coinvolgano per tempo anche il sindaco di San Donato Milanese, Andrea Checchi, – dato che il problema si sta allungando su questa “terra di mezzo” tra Rogoredo e San Donato – per intervenire su questa gravissima forma di disagio intergenerazionale.
Concretamente l’attenzione auspicata potrebbe prendere la forma dei seguenti suggerimenti:
- Coinvolgere il SERT, Servizio per le Tossicodipendenze, e gli Uffici per le tossicodipendenze degli Assessorati regionaliper offrire consulenza, cura e assistenza alle persone con problemi di dipendenza, ma anche ai loro familiari e a chi è loro vicino poiché il problema coinvolge ormai anche molte famiglie del territorio. Al Ser.T. chiediamo anche di informare e sensibilizzare sui rischi e le conseguenze derivanti dall’uso di sostanze, di interviene per contrastare i fattori di rischio e promuovere invece i fattori protettivi che migliorano la salute collettiva, per esempio collaborando con le scuole, promuovendo azioni negli ambienti di lavoro e nei luoghi di aggregazione, gestendo attività di consulenza rivolta a giovani e adolescenti;
- Offrire uno sportello di mediazione di conflitti con attività di consulenza e assistenza ai cittadini, che garantisca orientamento, supporto psicologico e consulenza legale. Un “ascolto attivo” – come si legge sul sito del Comune – che si concretizza attraverso interventi di mediazione diretta o indiretta per giungere a una risoluzione del conflitto;
- Mettere a disposizione un camper che giri per il quartiere e si prenda a cuore di conoscere la tipologia di persone che vi abitano, offrendo affiancamento e ascolto;
- Avviare progetti di educativa di strada con l’intento di emancipare gli interventi educativi indirizzati in senso preventivo; non solo per proporsi di annullare gli elementi di rischio ma per mirare, piuttosto, al rafforzamento della capacità di fronteggiare e gestire gli stessi elementi di rischio;
Avere una attenzione sulle periferie passa anche per il potenziamento dell’attenzione nei confronti di questa fragilissima fascia di persone della nostra città e delle loro famiglie. Concretamente mi sono mossa perciò per invitare a un tavolo di confronto e di lavoro l’assessore comunale e l’assessore regionale alle politiche sociali per valutare la fattibilità delle proposte sopra indicate.
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