QUALCHE RIFLESSIONE PER L’AREA METROPOLITANA MILANESE
A cura di Francesco Belletti, Direttore Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia)
Milano, 21 giugno 2017
Premessa
Il presente intervento si divide in due parti: la prima contiene alcune riflessioni sul tema economico, supportate da alcune tabelle di riferimento; la seconda indica alcuni criteri per politiche familiari di qualità.
- COSTO DEI FIGLI E DATI SULLA POVERTÀ
La dimensione familiare intercetta sia i progetti di coppia, sia la dimensione intergenerazionale, e investe così in modo rilevante ogni progettazione di percorsi di welfare/politiche sociali a livello nazionale, regionale e locale. Difficile, ad esempio, pensare alle politiche di sostegno per la popolazione anziana senza mettere in gioco i sistemi allargati di parentela, così come è decisivo riflettere su come la conciliazione tra famiglia lavoro può agevolare o penalizzare le scelte di vita dei lavoratori (e soprattutto delle lavoratrici, visto che persiste, nel nostro Paese, una rilevante “diseguaglianza di opportunità” tra uomini e donne).
In questa circostanza tuttavia appare opportuno concentrare l’attenzione sul tema “figli”, sia perché i dati confermano una rilevante criticità, sia perché la generatività rimane una delle prerogative/qualità peculiari e distintive della famiglia
I dati e le riflessioni di seguito documentate evidenziano alcune dinamiche rilevanti, qui sinteticamente elencate:
- La distinzione tra spese di mantenimento e di allevamento (distinzione parallela alla differenza tra povertà assoluta e relativa);
- La crescente presenza di povertà nella popolazione minorile, con la connessa criticità delle famiglie numerose e delle famiglie con un solo genitore;
- una rilevante (e per certi versi inaspettata) protezione dal rischio povertà proveniente dai redditi da pensione, anche per le generazioni più giovani (anziani risorsa anche economica).
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Gli economisti distinguono il costo dei figli in due tipi di “spese”:
(a) Le spese di mantenimento sono quelle che fanno fronte alle necessità o bisogni di base (alimenti, vestiario, igiene, istruzione, ecc.). (…) Tutte le misure contro la povertà considerano il costo dei figli essenzialmente per quanto riguarda le spese di mantenimento, e non riguardano i costi di ciò che va oltre le spese per una sopravvivenza materiale decente.
(b) Le spese di accrescimento (o allevamento) sono quelle che riguardano spese per beni oltre quelli indispensabili, e richiedono “tempo dedicato”, relazionalità, gestione delle opportunità di vita dei genitori e della intera famiglia. Questi costi sono solo in parte monetizzabili, la maggior parte non lo è. Di quelli non monetizzabili, alcuni possono essere sostenuti da servizi esterni alla famiglia, pubblici e privati, ma altri non lo possono essere, perché è in gioco la vita stessa della famiglia come bene relazionale.
La domanda che tutti si fanno è: chi paga? Le spese sono a carico di un complesso intreccio di attori. Evidentemente, la famiglia è il primo soggetto sociale responsabile. Ma essa deve avere il sostegno della collettività, attraverso il sistema fiscale, i trasferimenti monetari pubblici, i servizi pubblici e privati di welfare. Anche molti altri attori privati intervengono: le reti informali (nonni, ecc.), le organizzazioni di terzo settore e privato sociale, le imprese, e tanti altri soggetti della società civile. [INOLTRE] il costo dei figli deve essere confrontato con il valore che hanno per i genitori e per la società (costo/investimento)
Tabella 1 – Tipi di spese e qualità dei costi. | |||
Caratteristiche dei costi | |||
Monetizzabili | Non monetizzabili | ||
Spese di: | Mantenimento | 1. Minimo vitale | 3. Cure primarie |
Accrescimento | 2. Capitale umano del figlio | 4. Capitale sociale del figlio |
(P. Donati, Rapporto Cisf 2009, FrancoAngeli, pp. 21-27)
Tabella 2. Costo di mantenimento dell’adulto equivalente e del figlio (Euro/mese) | |
A. Costo di mantenimento di un adulto equivalente | 714 |
B. Costo di mantenimento del figlio (A. x Scala Eq.) | 317 |
(F. Perali, M. Menon, Rapporto Cisf 2009, FrancoAngeli, p. 177)
Tabella 3. Costo di accrescimento e costo totale di accrescimento del figlio per quintili di reddito | ||||||
I | II | III | IV | V | Totale | |
A. Proporzione (dichiarata) della spesa per il figlio μ | 23,9% | 24,4% | 25,2% | 27,7% | 28,0% | 25,4% |
B. Costo della vita della famiglia con figlio | 1.290 | 1.966 | 2.634 | 3.593 | 6.647 | 3.014 |
C. Costo di accrescimento di un figlio (B x μ) | 308 | 480 | 664 | 995 | 1.861 | 798 |
D. Valore del tempo impiegato per la cura dei figli | 530 | 514 | 542 | 595 | 550 | 546 |
E. Costo totale di accrescimento di un figlio | 714 | 919 | 1.127 | 1.492 | 2.302 | 1.250 |
Fonti: A.Dati Cisf 2009; B. – C. – D. – E. Dati sui Consumi delle Famiglie Istat 2007 e Indagine Multiscopo sull’Uso del tempo 2003. |
(F. Perali, M. Menon, Rapporto Cisf 2009, FrancoAngeli, p. 189)
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L’analisi dei dati (pur se di qualche anno fa) evidenziano che le famiglie del quintile più povero (circa il 20% della popolazione con i redditi più bassi) spende meno della soglia di mantenimento (317 euro al mese, soglia stimata al 2007/2009).
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(Audizione in Parlamento di Stefano Alleva, Presidente ISTAT, 2016)
“Nel 2015, 1 milione 582 mila famiglie residenti in Italia (circa il 6% del totale) sono stimate in condizione di povertà assoluta attraverso l’indagine sulle spese per consumi: si tratta di 4 milioni e 598 mila individui, il 7,6% dell’intera popolazione. […] Il fenomeno appare più diffuso nel Mezzogiorno, dove si stima essere in condizioni di povertà il 9,1% delle famiglie residenti nell’area (circa 744 mila famiglie). In queste famiglie vivono oltre 2 milioni di individui poveri: più del 45% del totale dei poveri assoluti in Italia. In Italia, livelli elevati di povertà assoluta si osservano anche per le famiglie con cinque o più componenti (17,2%), tra le coppie con tre o più figli (13,3%), e per le famiglie con membri aggregati (13,6%); l’incidenza [della povertà] sale a oltre il 18% se in famiglia ci sono almeno tre figli minori mentre scende sensibilmente nelle famiglie di e con anziani: la stima è del 3,4% tra le famiglie con almeno due anziani”.
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Si conferma una oggettiva situazione di “squilibrio generazionale”, dove le giovani generazioni (famiglie con figli minori) patiscono una condizione di oggettiva vulnerabilità economica, che rende difficile progettare progetti di vita personale, lavorativa e familiare.
POVERTÀ E PENSIONI: un risultato inaspettato….
Il rischio di povertà cresce per le persone sole, per i nuclei monogenitoriali, in parte per le famiglie con figli. La presenza di redditi da pensione, quando si combina con altri redditi, costituisce una grande fattore di prevenzione (la presenza di qualunque reddito fisso, nella situazione attuale, sembra fattore importante di protezione dalla marginalità).
Tabella 4 Percentuale di famiglie a rischio di povertà con e senza pensionati | Famiglie con pensionati (*) | Famiglie senza pensionati (*) |
NORD | 9,9 | 13,2 |
CENTRO | 14,1 | 18,7 |
SUD-ISOLE | 26,1 | 38,3 |
Persona sola | 22,3 | 23,8 |
Coppia senza figli | 10,0 | 13,9 |
Coppia con figli | 12,5 | 20,1 |
Monogenitore | 17,2 | 35,3 |
Altra tipologia | 14,2 | 28,9 |
TOTALE ANNUO (2013) | 16,0 | 22,1 |
(*) Percentuale sulla popolazione nella stessa area territoriale/forma familiare
Fonte: Elaborazioni Cisf da Istat, Indagine su reddito e condizioni di vita (2013)
Tab. 5. Incidenza di povertà assoluta per numero di figli minori. Anni 2005-2014 (%)
Anni | Numero di figli minori | |||
1 figlio minore | 2 figli minori | 3 o più figli minori | almeno 1 figlio minore | |
2005 | 1,7 | 3,6 | 6,9 | 2,8 |
2006 | 1,2 | 2,5 | 6,0 | 2,0 |
2007 | 1,8 | 2,0 | 9,0 | 2,4 |
2008 | 2,7 | 2,9 | 8,9 | 3,2 |
2009 | 2,8 | 3,4 | 11,4 | 3,6 |
2010 | 2,3 | 3,7 | 11,6 | 3,5 |
2011 | 3,7 | 3,3 | 10,4 | 4,1 |
2012 | 3,6 | 6,6 | 14,6 | 5,5 |
2013 | 6,8 | 9,1 | 17,6 | 8,6 |
2014 | 6,4 | 9,0 | 18,6 | 8,4 |
(Elaborazione Cisf da dati ISTAT)
I dati riportati dal IV Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva 2016-2017 (c.d. Piano infanzia), rilevano poi che in Italia i minori in condizione di povertà assoluta (ossia non in grado di sostenere le spese minime necessarie ad acquisire una disponibilità di beni e servizi che li possano proteggere dal rischio di esclusione sociale), ammontano a 1.434.000 unità, con un incremento del 35% rispetto al 2012. Sul fronte complementare della povertà relativa, i dati registrano un progressivo peggioramento, soprattutto tra le famiglie numerose, poiché il tasso è direttamente proporzionale al numero dei figli, specialmente se di minore età: da 17,4% del 2014 al 20,4% del 2015 per le famiglie con due figli, dal 29,8% al 32,9% per le famiglie con tre o più figli.
(Relazione 2016 Garante Infanzia nazionale, Roma, giugno 2017, pp. 73-74)