19 maggio 2017
Presentata nella Commissione speciale di Studio per un Piano integrato di politiche familiari la proposta dell’Associazione delle Famiglie Italiane, che parte dall’idea che la famiglia è una risorsa sana per il bene comune e il futuro del paese, perciò le si deve riconoscere il ruolo di produttore, non di consumatore di welfare.
Nei confronti della famiglia si deve applicare il principio di restituzione, cioè bisogna ridarle ciò che le spetta di diritto a fronte di quello che essa stessa dona alla società.
La famiglia infatti è generativa innanzitutto di capitale umano, in secondo luogo di capitale sociale capace di innescare reti di fiducia e infine di felicità perché i legami fiduciari sono il presupposto per creare le condizioni di un buon vivere e aumentare il tasso di felicità, essenziale tra l’altro per la qualità della vita!
La sfida presentata in Commissione poggia su un’alleanza tra Comuni, famiglie e imprese nell’ottica di una sussidiarietà circolare e di un’economia civile.
Sono intervenuti in commissione Cesare Palombi, Presidente Afi Milano e delegato nazionale del progetto, e Luigia Caria, assessore alle Politiche familiari di Seveso.
Perché distinguere le politiche familiari dalle politiche sociali? Perché ciò permette un passaggio dalle politiche riparative a favore delle famiglie alla co-progettazione e applicazione di “buone pratiche” di politiche CON le famiglie protagoniste di una cittadinanza attiva, perché le famiglie sono risorsa di relazioni sociali presenti sul territorio e sono capaci di costruire reti di solidarietà in grado di coinvolgere i cittadini nel dialogo con le istituzioni, al fine di co-progettare buone pratiche nella sussidiarietà circolare, coinvolgendo cioè anche le imprese e aprendo un circuito di economia civile e consumo consapevole.
La proposta che si sta elaborando nella Commissione di studio di politiche familiari ha a cuore questa “economia circolare” che unisce Amministrazione locale, famiglie e imprese in buone pratiche amministrative e partecipative: così la famiglia è parte attiva di un welfare comunitario sussidiario che genera buone prassi in dialogo con le istituzioni.
Questo percorso prevede un vero e proprio cambiamento di tipo culturale perché è in grado di modificare gli stili di vita e può arrivare a condizionare il comportamento delle imprese, forzandole a considerare l’impatto ambientale e i modelli di produzione.