31 marzo 2017
Con una lunghissima commissione durata tre ore e mezza, si è parlato ancora in settimana del futuro di Città Studi. È intervenuto dapprima il prof. Balducci, direttore del gruppo di lavoro a cui il Comune ha affidato il compito di presentare entro luglio uno studio analitico sul possibile scenario del rinnovamento del quartiere, che prevede lo spostamento di alcune facoltà negli stabili che verranno liberati (Bicocca col dipartimento di Economia o Sociologia, la Statale con Beni Culturali, e Politecnico in primis), e sulla sua fattibilità economica.
Il Politecnico è il primo a manifestare interesse per allargare spazi in Città Studi: ha bisogno di più aule, spazi comuni, un nuovo grande laboratorio per Ingegneria, un’aula magna degna di un’università che ha fama internazionale, che accoglie oggi moltissimi studenti stranieri e sogna un campus che metta insieme più atenei per incoraggiare la ricerca interdisciplinare, spazi comuni a tutte le facoltà, da architettura, ingegneria e design, da utilizzare a rotazione, con aree di coworking dove condividere idee e lavoro e far partire una politica degli studentati che a Milano non c’è mai stata.
Io sono intervenuta in aula innanzitutto come residente di Città Studi, prima ancora che come consigliera comunale, perché questo è il quartiere in cui la mia famiglia ha deciso di vivere e in cui stanno crescendo i miei figli, perciò il suo futuro mi sta molto a cuore. Proprio per questo mi chiedo come si possa “governare” al meglio questo cambiamento, trasformandolo in un’opportunità per la città, non in una penalizzazione. Che l’università abbia aule e laboratori all’avanguardia è un obiettivo ambizioso che ci deve inorgoglire, non spaventare. D’altra parte, giustamente, vogliamo delle proposte concrete e interessanti per evitare che si crei quel vuoto di cui tutti abbiamo paura. Perciò ho chiesto a Balducci e all’Amministrazione non solo di fornirci dei “dati” di quello che è e potrebbe essere il quartiere, ma anche delle “date”, una calendarizzazione degli sviluppi per essere pronti con gli interventi che si valuteranno, scongiurando il rischio dello svuotamento e dell’abbandono del quartiere.
In settimana, il 5 aprile, il Senato accademico – che col Consiglio di Amministrazione aveva già segnalato una manifestazione di interesse alle aree ad Arexpo, anche col voto favorevole dei rappresentanti degli studenti e solo due voti contrari da parte dei rappresentanti sindacali – valuterà un documento sui quesiti necessari di tipo strutturale per realizzare il nuovo campus.
In conclusione, vorrei ribadire che la domanda “Che ne sarà di Città Studi?” ha una sola risposta: Città Studi resterà un quartiere dedicato all’università, ai giovani, alla ricerca, allo studio (nuove biblioteche, con nuova estensione della Sormani tra i progetti), magari trasformandosi dal territorio chiuso qual è ora, non integrato nel quartiere, anzi piuttosto isolato, in una nuova energia capace di tenere insieme lo studio scientifico e l’economia solidale rispettosa della città che le ruota attorno e che finora è stata a guardare.
L’incognita sul futuro del quartiere ha unito tutti e questo è un buon punto di partenza: che cittadini, commercianti, studenti, lavoratori, istituzioni che si stanno confrontando in modo serrato in queste settimane, non perdano l’obiettivo per rilanciare una nuova vera integrazione tra la città e le occasioni di studio che offre! Che questo lavoro sia costruttivo, non distruttivo, non presentando solo dei “no” (come ancora oggi abbiamo sentito in commissione), ma dei “come”: questo è il modo vero di “salvare Città Studi”! Perché – come dice Matteo Renzi – «Chi fa paura sul futuro fa notizia. Ma chi fa progetti sul futuro, fa politica. La differenza tra noi e i populisti, alla fine, è tutta qui».
Triste constatare che l’opposizione (Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Lega Nord) hanno sfruttato la commissione come vetrina per raccogliere applausi sostenendo la contestazione e che, pur avendo chiesto “progetti concreti e non aria fritta”, a un certo punto se ne sono andati senza avere la pazienza del confronto coi cittadini e con le istituzioni: è facile cavalcare la protesta e tagliare la corda quando si tratta di pensare alle soluzioni! Un’occasione sprecata per loro, non per noi che abbiamo accettato il confronto e sostenuto la partecipazione fino alle 21.32!
Leggi articolo del Corriere su: Città Studi, patto dei rettori