10 marzo 2017
Si è incontrata in settimana la commissione di studio che dovrà elaborare nuove proposte di politiche familiari con la partecipazione dell’assessore all’Educazione, nonché vicesindaco, Anna Scavuzzo. In questo contesto sono stati condivisi alcuni criteri per la revisione del sistema tariffario, attualmente ancora in fase di studio a Palazzo Marino con l’ausilio di esperti dell’Università Bicocca.
Il nuovo piano tariffario prevede una maggiore suddivisione degli scaglioni di riferimento, ma sempre a partire dall’ISEE: dagli attuali 4 scaglioni si passerà a 21, introducendo così tariffe più equilibrate anche per chi supera gli attuali 27mila euro di tetto massimo. Ciò vorrebbe attivare una più corretta ed equa configurazione delle tariffe per l’accesso ai servizi per l’infanzia, in base a indicatori economici più adeguati.
L’argomento dell’adeguamento tariffario ha visto impegnato in più riprese e in modo anche vivace il Consiglio Comunale, soprattutto nella fase di approvazione del Bilancio, soprattutto quando è stata comunicata la nuova tassa di 52 euro per l’iscrizione alla scuola dell’infanzia che finora non aveva mai chiesto un soldo alle famiglie.
Da parte mia, voglio sostare su un particolare dell’operazione che considero fondamentale per inquadrare la riflessione politica che accompagna questa decisione. L’introduzione di una nuova tassa, a mio parere, ha una giusta motivazione se si riesce a guardare lontano. Infatti il Comune ha la responsabilità di pensare non solo all’oggi, ma anche al domani dei nostri cittadini e l’ambito scolastico è quello in cui questo pensiero progettuale è fondamentale: la posta in gioco è poter assicurarne anche negli anni a venire la continuità e la qualità dei servizi in essere e magari inventarne di nuovi. Perciò è decisivo studiare come far pervenire maggiori entrate per non mettere a rischio l’esistenza di alcuni servizi, per non rischiare tagli, per evitare involuzioni e mancanza di nuove progettualità. Il servizio pubblico costa ed è giusto che ciascuno contribuisca a sostenerlo e, anzi, a farlo crescere e migliorare contribuendo secondo quanto può.
La politica deve saper guardare lontano e non focalizzarsi solo sul presente, anche se rischia di essere impopolare.
Sul fronte famiglia, intanto, anche la regione Lombardia si sta dando da fare per affermare la propria attenzione al problema: è stato presentato in settimana e verrà portato in Consiglio regionale martedì 14 il cosiddetto Fattore Famiglia Lombardo, un indicatore integrato all’ISEE che calcolerà il peso dei figli rispetto alla situazione patrimoniale delle famiglie. In via di sperimentazione, il Fattore Famiglia Lombardo verrà applicato a quattro ambiti: sostegno agli affitti privati, buono scuola, inserimenti lavorativi e biglietti Trenord.
«Nel merito ci sono molti aspetti da chiarire – commenta Fabio Pizzul, Consigliere regionale PD – e una perplessità su tutte: la Giunta applicando i coefficienti per costruire l’indicatore può davvero fare ciò che vuole. Ad esempio, per convincere la Lega a votare è stata inserita una premialità legata agli anni di residenza in Lombardia. Mettere un coefficiente alto su questo criterio potrebbe tagliare fuori anche i residenti da molti anni».
Le considerazioni del PD del Consiglio regionale della Lombardia