Gruppo Partito Democratico – Ufficio Stampa – Milano 2 marzo 2017
COMUNICATO STAMPA GRUPPO PD
LA REGIONE CAMBI LINEA SUI LUOGHI DI CULTO
Con profonda preoccupazione apprendiamo della circolare che la Giunta Regionale ha diffuso dando gli indirizzi per l’applicazione dei principi per la pianificazione delle attrezzature per servizi religiosi prevista dalla legge regionale 12/2005. Una circolare che non fa altro che esplicitare gli effetti restrittivi della legge regionale che regolamenta i luoghi di culto, chiarendo che ogni forma di organizzazione associativa di gruppi che operano una qualsiasi attività religiosa debba essere assoggettata a tale legge: “gli immobili destinati a sedi di associazioni, società o comunità di persone in qualsiasi forma costituite, le cui finalità statutarie o aggregative siano da ricondurre alla religione, all’esercizio del culto o alla professione religiosa quali sale di preghiera, scuole di religione o centri culturali”.
Così, di fatto, la legge e la circolare impediscono la regolarizzazione di luoghi di culto in tutta la Lombardia, senza dare gli strumenti legali per sanare le destinazioni d’uso dei locali e dare dignità a chi pratica i diversi culti; nello specifico si rende impossibile mutare la destinazione d’uso d’immobili dedicati al culto perché nessun comune ha adottato ancora il Piano delle Attrezzature Religiose (PAR), PAR che potranno essere adottati solo con i nuovi PGT (in tutto operazioni molto lunghe, imponendo nuove attese).
In sintesi lo scenario che si delinea è l’inevitabile chiusura di centinaia di centri adibiti al culto o dove si praticano attività con fine religioso. Migliaia di persone sarebbero private di un diritto, il diritto all’esercizio della libertà religiosa e all’applicazione dell’art. 19 della nostra Costituzione.
L’atteggiamento della Regione, inoltre, contravviene alle raccomandazioni che la Corte Costituzionale aveva espressamente indicato nella sentenza di un anno fa quando la legge regionale in oggetto fu dichiarata parzialmente incostituzionale, a seguito di un ricorso e, diffidava “dall’eventuale cattivo uso della discrezionalità programmatoria atto a penalizzare surrettiziamente l’insediamento delle attrezzature religiose”. Invece si usa lo strumento urbanistico, in modo ideologico per colpire comunità specifiche in modo discriminatorio, ma di fatto si restringe il diritto di culto e la possibilità di apprendere o vivere la propria fede in comunità a tutti.
Invitiamo la giunta regionale a rivedere la sopracitata normativa che mette a rischio i principi del nostro paese libero, democratico e laico il quale deve poter tutelare e garantire i diritti sanciti dalla Costituzione. Invitiamo altresì i mezzi di comunicazione a sollevare la questione e informare i cittadini del pericolo imminente: negare queste libertà vuol dire tradire lo spirito della Costituzione, alimentare malcontenti, aprire le porte all’incontrollato mondo dell’abusivismo e alimentare atteggiamenti radicali e estremi.
Un passo indietro in materia di libertà, quello della Regione, che richiama i tempi più bui del secolo scorso.
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